Tra i fondatori del Panathlon di Bassano, ha guidato per più mandati il sodalizio. Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, che ha costituito con campioni del calibro di Gianni Rivera e Sandro Mazzola, è stato una delle figure di riferimento nel panorama dello sport nazionale. Correvano allo stesso tempo l’anno accademico e la stagione sportiva 1961-‘62 quando il candidato Sergio Campana, centrocampista del Bologna, si presentava nelle aule di Palazzo Malvezzi, sede storica dell’ateneo felsineo, per discutere la propria tesi di laurea sulla “Natura giuridica dell’arbitro di calcio”. Atleta e dottore in giurisprudenza: se sono rari, oggi, i calciatori che arrivano alla corona d’alloro, figuriamoci all’epoca; i mass-media non perdettero infatti l’occasione per citare ad esempio il futuro avvocato. Avvocato, di lì a breve, lo divenne davvero, imparando a destreggiarsi tra codici e sentenze come, in precedenza, tra gli avversari in campo. Poche persone sanno però che quasi una sessantina d’anni fa Sergio Campana diede vita al “sindacato” dei calciatori del quale fu a lungo acclamato presidente.

Era il 1968, un anno buono per le rivoluzioni, e Campana aveva smesso di giocare da circa dodici mesi. Lo raggiunse una chiamata da Coverciano: al telefono c’erano alcuni calciatori della nazionale, tra i quali Rivera e Mazzola, che tra loro avevano lanciato l’idea di fondare un’associazione di categoria. Si trovarono tutti assieme qualche settimana più tardi a Milano, in una trattoria, e proprio con il professionista bassanese si gettarono le basi della futura AIC. Costituirono così l’associazione il luglio dello stesso anno, depositando gli atti presso un notaio del capoluogo lombardo: iniziava un importante percorso di professionalizzazione che, dalla serie A, è arrivato a coprire anche le serie inferiori. Nei primissimi anni di esistenza dell’Associazione, ricordava Sergio Campana con orgoglio, si poterono già vedere i risultati in campo previdenziale per garantire ai calciatori gli anni del dopo-carriera. L’allora ministro del lavoro, Coppo, si mostrò molto scettico in merito alla possibilità di far rientrare i calciatori nel novero dei lavoratori “normali” e invece, già nel 1973, una legge dello Stato arrivò a riconoscere il diritto alla previdenza per tutti gli sportivi professionisti. Altro successo, l’estensione del diritto di voto agli atleti in seno alle diverse federazioni, fino al Decreto Melandri del 2006 che garantisce ai rappresentanti degli atleti entro i Consigli federali affiliati al Coni, il 30% dei seggi. Una vittoria particolarmente importante fu, inoltre, l’abolizione del ‘vincolo’ (il legame a tempo indeterminato con le società d’origine), ottenuta nel 1981 per i professionisti ed estesa nel 2005 ai dilettanti.
Nel 1980, inoltre, su invito di Antonio Fontana, venne creata la sezione bassanese del Panathlon. Campana figurò fra i fondatori del club, socio fortemente convinto della bontà dell’iniziativa e, in particolare, del Premio “Profitto e sport” che ogni anno gratifica tuttora i migliori atleti-studenti della città. Persona caratterizzata da un’incrollabile rettitudine, trasferì anche al Panathlon i valori e gli ideali che lo animarono sempre, al punto che il club di Bassano ne segnalò i meriti al Panathlon International e, nel 2017, gli venne conferito il prestigioso Premio Award.Il suo apporto al club, che ha presieduto per diversi mandati, è stato fondamentale, avendo egli marcato una linea d’azione improntata alla correttezza, all’onestà e al disinteresse personale. La sua scomparsa lascerà un vuoto difficilmente colmabile.
(Testo di Giuseppe Parolin, liberamente tratto e rivisitato)
